Objects Stories, il teatro racconta il design

Autore: Gaia De Santis
Fotografie: Pietro Cocco, Giuseppe Dinnella

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Milano, Teatro Arsenale. Una scena da sempre sperimentale si misura con un progetto inedito che mischia linguaggi e punti di vista, per comunicare in modo nuovo una visione. Quella di Tacchini sul design e il mondo che ne fa lo sfondo.

Quale dimensione è più diretta e autentica del teatro per instaurare un dialogo dal vivo, dando allo stesso tempo il giusto spazio e il necessario valore alla dimensione creativa ed estetica di un oggetto?

La rima è casuale, ma sintomatica. Perché si recita in baciata nello spettacolo teatrale “Object, Stories” a cura di Davide Fabio Colaci con la regia e i testi di Marina Spreafico per Tacchini Italia Forniture. Una scelta voluta, dice la regista, per rendere memorabili le parole anche al pubblico, divulgando contenuti con leggerezza, in una formula inedita, tra arte, gioco e divulgazione. Il linguaggio teatrale al servizio della comunicazione, la performance artistica al servizio dell’estetica del design. Tacchini racconta, si racconta e fa raccontare. La domanda di fondo è, cosa c’è dietro un oggetto di design? Qual è la sua storia, chi ne è protagonista, prima e dopo la sua realizzazione? La risposta è che, come ogni persona, così anche ogni oggetto ha una vita da raccontare, dal progetto di chi l’ha disegnato, al Savoir-faire che l’ha realizzato, all’individuo che l’ha scelto e fatto suo, facendolo entrare nella propria vita. Nasce così l’idea di dare voce agli oggetti, perché possano dialogare con noi. E quale dimensione è più diretta e autentica del teatro per instaurare un dialogo dal vivo, dando allo stesso tempo il giusto spazio e il necessario valore alla dimensione creativa ed estetica di un oggetto?

La scena dello spettacolo, con l’allestimento curato da Davide Fabio Colaci. Dall’alto, da sinistra a destra: lampada E63 di Umberto Riva, poltrona Kelly H di Claesson Koivisto Rune, poltrona Sancarlo di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, tavolino Gio e poltrona Sesann di Gianfranco Frattini, poltroncina Pastilles di Studiopepe.

Tacchini ricerca una strada nuova per mostrare e condividere la propria visione di bellezza. Va in scena il design. E la trama dello spettacolo è la sua storia. O meglio, quella reale e anche un po’ fantastica di dieci prodotti Tacchini, protagonisti fisicamente in scena e attraverso la voce di sette attori. L’allestimento curato dall’architetto Davide Fabio Colaci, che disegna uno spazio altro, costruito su vari piani, che fungono da espositori per i prodotti e da scena per chi recita, rappresenta simbolicamente la grande “Casa Tacchini”, abitata da poltrone, poltroncine, tavoli e complementi, e da diversi personaggi maschili e femminili. A casa Tacchini si vive, si canta, si balla, si ama, si pensa, si ricorda, si progetta. Sulle note di una raffinata “Padam Padam” di Edith Piaf, cantata e suonata dal vivo, adattata con un’ammiccante assonanza a uno dei modelli più iconici dei Classici Tacchini, si rende omaggio alla poltrona Sesann di Gianfranco Frattini. Mentre Agnese, altra storica seduta del celebre architetto, accoglie i pensieri e il meritato riposo di un’elegante e vivace signora che porta lo stesso nome e incanta il pubblico esibendosi in uno splendido tip tap. Ogni modello abita un appartamento e appartiene a un personaggio di fantasia che l’ha accolto nella propria esistenza. La piccola poltroncina Pastilles di Studiopepe è fedele compagna degli aneddoti quotidiani della portinaia di palazzo, San Carlo, l’inconfondibile poltrona di Achille e Pier Giacomo Castiglioni racconta le vicende storiche del Teatro Arsenale, un tempo antica Chiesa. E poi ancora sono protagonisti delle vicende di Casa Tacchini la poltrona Kelly H di Claesson Koivisto Rune, il tavolino Gio di Gianfranco Frattini, Babela, la sedia di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, lo specchio Soleil di Giorgio Bonaguro, la lampada E63 e il tappeto Rituale di Umberto Riva. Forma, colore, funzione. I dettagli dei prodotti vengono esposti senza accorgersene nel racconto ed evidenziati tramite l’azione scenica, che con essi interagisce continuamente. Perché gli oggetti non sono arredi di scena e accessori privi di vita, ma al contrario parte di quella di chi li ha scelti. Del resto, come dice Colaci, le forme degli arredi parlano dei modi di stare in salotto, ieri e oggi. Sesann accoglie morbidamente il singolo, mentre Kelly H fa posto anche a due persone con la sua seduta extra large e un maxi schienale che incornicia il volto di chi vi siede, con un rapporto figura – sfondo, come dice sempre Colaci, che lo fa sembrare quasi una quinta scenica nello spazio di conversazione.

A fine spettacolo il pubblico ha la possibilità di interagire con gli oggetti, toccarli con mano, provarli, con l’invito a prendere parte alla scena, sulle note di un piacevolissimo pianoforte che accompagna sorrisi, chiacchiere e scatti in compagnia del design Tacchini e di ospiti speciali come i figli di Gianfranco Frattini. Una cornice unica, vera, spontanea, che racconta con semplice eleganza proprio l’essenza del design, ovvero bellezza e creatività da vivere. Attraverso la rappresentazione teatrale si guarderà poi l’oggetto con altri occhi, da un altro lato. A quello estetico, istintivamente e naturalmente, si aggiungerà quello umano.

Sopra, da sinistra, lo specchio Soleil di Giorgio Bonaguro e le sedie Babela di Achille e Pier Giacomo Castiglioni.

Perché ora ci si immagina davvero la storia che fa parte di quel prodotto e si fa correre davvero il pensiero alla propria, agli oggetti che ci appartengono, ci accompagnano, che assistono alla nostra vita ogni giorno, anno dopo anno, e chissà se potessero parlare quante cose potrebbero raccontare di noi e di chi ci sta intorno. Object, Stories parla a tutti noi, di tutti noi. Con la naturale leggerezza di un’allegra serata tra amici, a casa di amici. Casa Tacchini. Amici della Bellezza.

Sopra, una scena dello spettacolo con la poltroncina Agnese di Gianfranco Frattini e il tappeto Rituale di Umberto Riva.

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